“L’ansia è come una sedia a dondolo
Sei sempre in movimento ma non avanzi di un passo”

Jodi Picoult

Stop Ansia

Questo è uno spazio in cui puoi avvicinarti all’ansia senza timori, per conoscerla di più, capire come funziona, imparare a farci amicizia!

Dai miei clienti l’ansia viene descritta come un groviglio di fili che pian piano ti ingarbugliano nel loro caos. E che portano a vivere una vita in allerta, in cui la dimensione presente è sacrificata per quella futura, con la magica aspettativa di poterla prevedere il più possibile. Quello che faccio insieme alle persone è aiutarle a gestire tutto questo e a vivere una vita centrata sulla quotidianità sfruttando l’ansia come propulsore per costruire nella direzione dei propri bisogni, desideri, obiettivi.

Puoi imparare a leggerne i segnali, riconoscerne le differenze e gestirne le sollecitazioni. L’ansia ha una componente fisiologica indispensabile che ci permette di agire e come ben saprai una componente improduttiva che ti fa preoccupare continuamente per il futuro. Non solo. E’ portatrice di molte scocciature: ti fa mangiare le unghie fino ad arrivare alla carne, ti fa fumare un sacco di sigarette al giorno, ti fa strappare i capelli e/o rimpinzarti di cibo.. insomma è portatrice di cattive abitudini se non di problematiche più complesse.

Se hai letto fino a qui, è arrivato il momento di affrontarla. In questa sezione dedicata troverai diversi contributi:

E

I meccanismi dell’ansia

E

Cosa mi succede: pensieri e comportamenti

E

Come gestirla strategicamente

I meccanismi dell’ansia

“Un uomo che teme di soffrire soffre già per ciò che teme”

M. De Montaigne

E’ ormai universalmente condiviso da molti studiosi che nel nostro cervello ci sia la sede del circuito della paura. Precisamente nell’amigdala. Questo circuito quando stimolato innesca la sensazione di paura che mette in allarme il nostro organismo.

Qual è la differenza fra paura e ansia?

Possiamo semplificarlo dicendo che quando il nostro organismo si mette in allarme di fronte ad uno stimolo esterno reale, per esempio una macchina ci sta venendo addosso o un tipo losco con con coltello in mano viene nella nostra direzione, si attiva la paura. Se invece stiamo attraversando sulle strisce, senza macchine nei paraggi ma pensiamo che possano venirci addosso o se vediamo un tipo losco venire verso di noi e ipotizziamo che possa volerci derubare, sta parlando la nostra ansia. In questo caso non esiste una minaccia reale, esiste la minaccia che noi percepiamo.

Cosa succede quando intercettiamo una minaccia reale o percepita?

Spontaneamente reagiamo in uno di questi tre modi:

  • scappiamo
  • attacchiamo
  • ci pietrifichiamo

Se il pericolo è reale, la nostra reazione sarà funzionale ad affrontarlo. Se il pericolo non è reale ma percepito, la nostra reazione costruirà una serie di comportamenti che dovrebbero “salvarci” la vita, in realtà ce la complicano.​

Qui entra in gioco l’ansia disfunzionale.

Per paura di ciò che potrebbe accaderci cominciamo ad evitare situazioni, luoghi, persone,.. ma non solo. Chiediamo aiuto agli altri che si trasformano nei nostri angeli custodi e ci accompagnano nelle situazioni che da soli eviteremmo. Respirando così un unico messaggio: da soli, non saremmo in grado. E ancora.. ne parliamo in continuazione di quella cosa che ci fa paura e che ci crea ansia, regalandole più spazio del necessario e ingigantendola a dismisura.

Quando l’ansia ci assale sentiamo che anche nel nostro corpo alcune cose cambiano, iniziamo a sudare, possiamo tremare, il cuore batte sempre più forte, etc, viviamo queste sensazioni come perdite di controllo ed in automatico cerchiamo di riconquistare un dominio su ciò che di per sé è controllato da un sistema che si muove al di là della nostra volontà, per fortuna, se no dovremmo ricordarci di respirare continuamente. Così facendo interferiamo nei meccanismi che ci autoregolano e aumentiamo la sensazione di non avere più il controllo su noi stessi.

Cosa mi succede: Pensieri e comportamenti

“L’ansia è lo spazio tra ‘adesso’ e ‘poi’”

Richard Abell

Gli studiosi affermano che la maggior parte di noi ha avuto un episodio di panico nella vita. Il panico è una sensazione di ansia al quadrato. In effetti l’ANSA secondo un sondaggio effettuato nel 2019 stima che il 79% degli italiani soffrano di stati ansiosi.

Ma cosa succede quando sono in ansia?

Si attiva una risposta fisiologica caratterizzata da palpitazioni, tremore e sudore accentuato, fatica a respirare e nei casi più eclatanti sembra di soffocare. Può manifestarsi nausea, e pare di avere un peso sullo stomaco. Ci può essere mal di testa, giramenti fino ad arrivare a svenire. In generale si vive una sensazione di agitazione e un continuo stato di allerta. Certo ognuno è diverso e possono manifestarsi solo alcune di queste attivazioni e con differenti gradi di intensità. In ogni caso si vive una condizione di malessere e disagio corporeo.

La mente attraverso i nostri pensieri, se sono disfunzionali, alimenta e in automatico ripropone lo stesso circolo vizioso nel tempo.

Quali sono i pensieri che costruiscono realtà ansiose?

pensieri sul futuro prossimo: Fra poco incontrerò il direttore per quel colloquio di lavoro. Cosa mi chiederà? E se risponderò male?  Cosa devo dire? Siamo sicuri che ci devo andare? Se faccio x? Se faccio y?
pensieri sul futuro: Tra un mese inizia il corso per x? Ho fatto bene ad iscrivermi? Forse non dovrei andarci..? Sarà utile? Oppure no?

Cerchiamo delle risposte anticipatorie alle incertezze della vita. Ma davvero queste risposte che sembrerebbero rassicuranti ci danno la certezza che andrà come abbiamo pensato?

Questa qualità di pensieri improduttivi possono creare stati di ansia le cui fondamenta possono riguardare anche altre strutture patologiche. Ma possono influire nella manifestazione di espressioni ansiose.

Come scritto nel libro Ansia di LeDoux “l’ansia fa parte della vita: c’è sempre qualcosa di cui preoccuparsi, aver timore, agitarsi, stressarsi.” L’ansia è un importante motore che se gestito e direzionato, può essere nostro alleato. Basta pensare agli attori, ai personaggi sportivi. Vivono di ansia. La usano per migliorare sempre di più le loro performance.

Quando l’ansia fa male?

Possiamo distinguere l’ansia quotidiana caratterizzata da preoccupazioni reali come pagare le bollette, nervosismo prima di un esame o una prova importante. E ancora stati di ansia a seguito di un episodio traumatico come un incidente o paura di una situazione perché realmente pericolosa, come andare in una zona sismica.

Diventa dannosa quando occupa lo spazio delle tue giornate: preoccupazioni costanti, prive di fondamento che causano disagio significativo e interferiscono con la tua quotidianità. Ci sono dei comportamenti che se reiterati costruiscono un circolo vizioso ansioso. Come abbiamo visto nel paragrafo dedicato ai meccanismi dell’ansia.

Quali sono altre condizioni in cui si manifesta l’ansia?

può essere un effetto collaterale dato dall’utilizzo di alcuni medicinali come neurolettici, etc.
può far parte di una sintomatologia caratterizzata da un quadro medico delicato.
può manifestarsi come effetto dell’uso di stupefacenti (cannabis, etc..)

Come gestirla strategicamente

“Mentre lo temevamo, arrivò, ma arrivò con meno timore […].

E’ più duro saperlo in arrivo che saperlo qui”

E. Dickinson

Si può guarire dall’ansia?

Questa è una delle domande che più frequentemente mi rivolgono. L’ansia è di per sé è uno stato fisiologico scaturito da una sensazione di paura che allarma il nostro corpo. Nel mio lavoro quotidiano aiuto le persone a costruire circoli virtuosi in cui l’ansia viene gestita.

In terapia breve strategica l’ansia, in particolare quando si manifestano gli attacchi di panico, seguono una logica paradossale. Un esempio: quando arriva il panico, più cerchiamo di riprendere il controllo del respiro inspirando sempre più in profondità, più allo stesso tempo andremo incontro ad una maggiore perdita di controllo, iperventilazione e aumenterà il panico. Questo perché il respiro come altre funzioni vitali vanno da sè, sono automatiche. Quindi più cerchiamo di controllare qualcosa che va con un pilota automatico, più interferiremo con lo scorrere naturale delle cose e tutto funzionerà peggio.  In fin dei conti, ogni secondo della tua vita pensi “devo respirare?” No. Non è necessario.

Questa è una delle tante reazioni o in gergo strategico tentate soluzioni ridondanti disfunzionali che chi soffre di attacchi di panico mette in atto come risposta risolutiva. Le altre più frequenti sono il chiedere aiuto e socializzare il panico. Avere il cosiddetto angelo custode, ovvero una persona che con la sua presenza rassicura, riuscendo a svolgere alcune cose o visitando luoghi, solo se accompagnato, può sembrare salvifico. In realtà è una bella fregatura. Sul lungo periodo questa dinamica innescherà un meccanismo di sempre più perdita di autonomia (e tutto ciò che ne deriva come il minare la propria percezione di autostima e di autoefficacia). Un terzo autoinganno è costituito dalla socializzazione del panico. Quando ne parliamo, crediamo di ridurlo. Il panico, che è strettamente collegato alla paura, non funziona così. Più ne parliamo, più creiamo altri dubbi e la sensazione che pensavamo di estinguere, raddoppia. Facci caso. Indagando il funzionamento del problema, si scopre che spesso tutte le azioni che vengono messe in atto per trovare una soluzione, si rivelano fallimentari.

Le tecniche usate per sbloccare la situazione problematica sono due, nella maggior parte dei casi:

  • la compilazione di un diario in cui, seguendo lo stratagemma “solcare il mare all’insaputa del cielo”, si prende nota delle manifestazioni di panico.
  • La creazione di un momento preciso all’interno della giornata in cui evocare in anticipo il panico. Assecondando lo stratagemma dello “spegnere il fuoco aggiungendo la legna”.

Questo approfondimento non vuole essere esaustivo né tanto meno sostituirsi ad un percorso psicologico. Come abbiamo visto i meccanismi dell’ansia sono complessi e solo un professionista, durante un colloquio psicologico, ha le competenze necessarie per cogliere le originalità e le ridondanze nella storia del cliente. Capendo quali sono le zone d’ombra su cui lavorare e quali le tecniche più adatte. L’ansia, se invalidante, non è un sintomo da sottovalutare e per questo esistono dei training specifici. Se vuoi approfondire il mio metodo di lavoro e la sua efficacia.

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